Ambientamento e routine

Nei post precedenti abbiamo discusso delle prime fasi dell’ambientamento al nido [Imparare a conoscersi: la prima fase dell’ambientamento al nido]: dalla scelta della struttura ai primi giorni nel nuovo ambiente [L’ambientamento al nido: 5 strategie educative efficaci], qui ti parlerò del valore della routine dell’accoglienza e del ricongiungimento, utile per sviluppare il sentimento di appartenenza di bambine e bambini e contenere le ansie dell’adulto.

Routine e ambientamento

Nelle strutture per la prima infanzia, si utilizza il termine routine per indicare i momenti che si ripetono nella giornata e che servono a scandire il tempo, a consolidare le regole, ad attribuire una funzione ad ogni spazio, allo scopo di educare il bambino a vivere nel nuovo ambiente e a convivere con i suoi coetanei.

La ripetizione è ovviamente flessibile e aiuta il bambino – specialmente se molto piccolo – a comprendere la realtà che lo circonda e ad “imparare a comportarsi” con crescente autonomia. Le routine non sono negative perché, sia a casa che a scuola, offrono un momento di complicità e di gioco con l’adulto, attraverso il coinvolgimento del bambino nei piccoli gesti che lo riguardano.

Affidare il bambino all’educatore

Le prime routine che devono essere consolidate sono l’accoglienza al mattino e il ricongiungimento pomeridiano: momenti che aprono e chiudono la giornata e segnano il passaggio dal contesto familiare a quello sociale.

Dopo l’ambientamento, l’ingresso e l’uscita diventano situazioni di passaggio significative e cariche di emozioni. Al mattino prevale l’ansia da separazione: l'adulto ha fretta e se nutre il senso di colpa, potrebbe commettere l’errore di chiedere rassicurazioni al proprio figlio: Vuoi bene alla mamma? Non sei arrabbiato con il papà, vero?

Per questa ragione, arrivo e partenza devono essere brevi, senza imbrogli con poche parole rassicuranti e molta puntualità. Meglio evitare di dire: Resto qui con te e poi appena si volta, scappare furtivamente! I bambini hanno bisogno di tempo e ripetitività per accettare un cambiamento e quanto più vengono ingannati,  tanto più risponderanno con disperazione alle novità. Le loro emozioni – anche se dettate da un malessere transitorio – non devono essere sminuite.

Le strategie educative

La sala deputata ad accoglienza e ricongiungimento può favorire un clima di rassicurazione: non dovrebbe essere una zona franca deputata ad un passaggio frettoloso, bensì un ambiente luminoso e colorato per offrire il tempo al bambino di elaborare la separazione.

Da un punto di vista educativo, questa routine deve essere regolata in base all’età dei bambini attraverso le seguenti strategie:

  1. Scaglionamento dell’orario di ingresso e uscita che offre la possibilità durante il primo mese, di essere accolti con la dovuta attenzione;
  2. Disponibilità di un angolo morbido con cuscini soffici, tane e tappeti di gomma, da cui ogni bambino può scegliere un giocattolo di cui “prendersi cura” durante la sua giornata al nido e che ritroverà nei giorni successivi;
  3. Progetti laboratoriali e manipolativi che favoriscano la transizione casa-scuola, come ad esempio un album con le foto di genitori, fratelli, nonni che l’educatore e il bambino completeranno insieme con alcune scene della vita al nido, disegni, decorazioni e collage. Durante l’anno l’album sarà costantemente aggiornato e alla fine della scuola potrà essere portato a casa.

È buona regola che siano i genitori a spogliare i bambini all’arrivo per consentire loro qualche minuto per congedarsi in modo disteso, dar loro un bacio, confortarli in un abbraccio; mentre all’uscita sarà solitamente l’educatore a preparare il bambino per il rientro con l’obiettivo di insegnargli ad essere sempre più autonomo nell’indossare le scarpe e abbottonare il cappotto.

Ora tocca a te: se sei un educatore o un genitore, raccontami la tua esperienza in ambientamento e se questo post è utile, lasciami un like e condividilo con #gattabuialab.

Riferimenti bibliografici

  • Anna Lia Galardini (a cura di), Crescere al nido. Gli spazi, i tempi, le attività, le relazioni, Carocci, Roma 2015.
  • Grazia Honegger Fresco, Un nido per amico, La Meridiana, Molfetta 2007.
  • Emilia Restiglian, Progettare al nido, Teorie e pratiche educative, Carocci, Roma 2012.
Sono ricercatrice di Pedagogia Sperimentale all'Università IUL e dottore di ricerca in Metodologie della Ricerca Educativa all'Università di Salerno. Cultore e assegnista in Metodologie e tecniche del gioco e Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento, sono componente del consiglio direttivo del CIPPS – Centro Internazionale di Psicologia e Psicoterapia Strategica, Scuola di specializzazione in psicoterapia strategica ad orientamento neuroscientifico, Ente di ricerca e Centro clinico, membro del comitato redazionale della collana “Tecnologie per l’Apprendimento – Didattica, Gioco, Media education” di Pensa Editore.